Il mondo dell’edilizia in Italia sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti e incertezze. La fine del
Superbonus e le difficoltà legate al contesto macroeconomico, caratterizzato da inflazione e costi elevati
delle materie prime, stanno influenzando il ritmo di crescita del settore. Nonostante ciò, l’edilizia si
conferma ancora uno dei comparti trainanti dell’industria italiana, dimostrando una forte resilienza.
Secondo Lorenzo Bellicini, Direttore Tecnico di CRESME Ricerche, “il 2023 è stato un anno buono per
l’edilizia, ma è necessario considerare l’inerzia che caratterizza questo settore, rendendo difficile fornire un
quadro preciso e aggiornato”. I dati della prima metà del 2024 testimoniano questa resilienza: il 46% delle
imprese ha registrato un aumento del fatturato nel primo trimestre, accompagnato da una crescita della
produttività e degli stipendi per i collaboratori. Nel mese di marzo, erano attive oltre 756.000 aziende, e più
della metà di esse ha riportato un incremento nei ricavi rispetto all’anno precedente.
L’introduzione del Superbonus ha rappresentato un punto di svolta per il settore edile, spingendo
fortemente la riqualificazione degli edifici e stimolando la domanda di interventi di ristrutturazione.
Tuttavia, con il progressivo ridimensionamento del Superbonus, il mercato ha subito un rallentamento. Le
previsioni per il futuro sono incerte, con il 73% del mercato composto da interventi ordinari e straordinari,
e già emergono segnali preoccupanti legati a contenziosi e difficoltà nel collocare i crediti acquisiti.
A fronte di una diminuzione delle opportunità legate agli incentivi, però, il comparto delle opere pubbliche
è entrato in una fase di espansione grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e ad
altri investimenti statali. Tuttavia, questo slancio rischia di essere frenato da problemi burocratici, che
rendono complessa la gestione della rendicontazione e dell’avanzamento dei progetti, specialmente a
livello locale.
Il settore edile è chiamato a confrontarsi con sfide cruciali per i prossimi dieci anni. La crescente domanda
di sostenibilità, l’innovazione tecnologica e il cambiamento climatico sono fattori che plasmeranno il futuro
delle costruzioni. Si prevede una divisione del mercato in due grandi aree: da un lato, un’industria orientata
all’innovazione e alla sostenibilità, dall’altro, un settore che rischia di rimanere indietro se non sarà in grado
di adattarsi.
Le imprese del settore, che contribuiscono al 5% del valore aggiunto dell’economia ma arrivano al 20-25%
considerando l’intera filiera, devono affrontare la digitalizzazione come un’opportunità, piuttosto che una
minaccia. L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e del 5G, nonché il potenziamento della sicurezza informatica
e del cloud computing, rappresentano i principali strumenti per migliorare l’efficienza e ridurre i costi legati
agli errori e ai processi.
Nonostante il supporto fornito dal PNRR, le previsioni economiche per il 2024 indicano una contrazione
degli investimenti e della produzione nel settore edile. Secondo il 36° Rapporto congiunturale e
previsionale del CRESME, si prevede una riduzione della spesa per il rinnovo residenziale del 26,5% rispetto
al 2023 e un calo complessivo degli investimenti del 9,5% nell’arco di dodici mesi. La decrescita sarà in
parte mitigata dall’aumento dell’11,4% nelle opere pubbliche, ma le stime indicano comunque una
flessione del valore della produzione del 7,7%.
Questo scenario riflette la necessità di nuovi interventi o politiche robuste per sostenere il settore della
riqualificazione edilizia, soprattutto alla luce della recente direttiva europea sulle “Case Green”, che impone
all’Italia un obiettivo di riduzione dei consumi energetici del 16% entro due anni. Il rischio è che la spesa per
la riqualificazione degli edifici gravi interamente sui cittadini privati, soprattutto considerando che solo il
20-25% degli incentivi degli ultimi anni è stato riservato alle imprese del settore edile.
Tra i problemi più rilevanti per il settore delle costruzioni, oltre ai costi elevati delle materie prime e alla
burocrazia, spicca la carenza di manodopera qualificata. Nel 2023, quasi quattro aziende su dieci hanno
avuto difficoltà nel reperire operai specializzati, una figura sempre più richiesta accanto a impiegati e
tecnici. Le imprese stanno reagendo investendo nella formazione interna e potenziando le competenze del
personale già assunto.
L’importanza della formazione è testimoniata dal fatto che, nel 2024, il 67% delle aziende ha dedicato dalle
10 alle 30 ore alla crescita delle competenze dei propri dipendenti. Inoltre, il 57% degli imprenditori ritiene
prioritario ampliare la rete di contatti e collaborazioni per affrontare le sfide future.
In un contesto di cambiamento, il tema della sostenibilità sta assumendo un ruolo centrale. Molte imprese
stanno adottando tecnologie per ridurre il consumo energetico, acquistare macchinari efficienti e
contenere le emissioni atmosferiche. Inoltre, il 34% delle aziende ha già implementato tecnologie 5G e un
ulteriore 7% prevede di farlo nel prossimo futuro.
Un altro dato rilevante riguarda l’Intelligenza Artificiale, utilizzata attualmente dal 6% delle imprese del
comparto, mentre il 30% ha manifestato l’intenzione di adottarla nei prossimi anni. Tuttavia, metà degli
imprenditori non ha ancora una visione chiara sul reale potenziale dell’IA, e il 16% la percepisce come un
rischio per il settore.
Il settore dell’edilizia in Italia si trova di fronte a un periodo di grandi trasformazioni. La resilienza
dimostrata finora è incoraggiante, ma le sfide legate alla fine degli incentivi, alla digitalizzazione e alla
sostenibilità richiedono risposte strategiche e tempestive. Le opportunità ci sono, ma il comparto dovrà
affrontare con determinazione questioni cruciali come la carenza di manodopera qualificata, la burocrazia e
la necessità di investire nell’innovazione tecnologica.
Con una visione lungimirante e politiche adeguate, l’edilizia potrà continuare a essere una delle eccellenze
del Made in Italy, contribuendo alla crescita economica e alla modernizzazione del Paese.