L’industria manifatturiera italiana sta attraversando una fase di trasformazione significativa, caratterizzata dalla necessità di creare nuovi posti di lavoro e dall’introduzione sempre più diffusa di robot nelle fabbriche del Paese. Questi sviluppi sono strettamente legati alla visione di un settore industriale orientato all’innovazione e attivamente impegnato nella ricerca di nuove risorse.
Il comparto industriale abbraccia un vasto panorama di circa 450.000 aziende, generando un notevole fatturato aggregato di circa 1.170 miliardi di euro. Tale grandezza posiziona l’industria italiana come un autentico propulsore per l’economia nazionale. Un segnale di dinamismo emerge dal fatto che il 70% delle aziende manifatturiere sta attualmente esplorando percorsi di crescita. Questi percorsi includono strategie come l’ampliamento nei diversi settori, l’internazionalizzazione e altre iniziative di sviluppo.
Un dato interessante è che oltre la metà del tessuto produttivo industriale ha beneficiato di finanziamenti pubblici, consentendo al 45% delle aziende di effettuare investimenti importanti per la loro evoluzione. Allo stesso tempo, il 9% delle imprese si avvale della collaborazione con fondi finanziari come strategia per assicurare la propria resilienza e prosperità nel mercato. Dopo aver ottenuto sussidi, il 19% delle imprese italiane afferma di non necessitare di ulteriori fondi pubblici, mentre il resto del settore continuerà a beneficiare di supporti.
Gli sgravi fiscali giocano un ruolo chiave nella strategia di crescita delle aziende manifatturiere italiane. Il 40% accederà al credito d’imposta per investimenti nella trasformazione digitale, mentre il 35% beneficerà di agevolazioni per la formazione 4.0. L’18% si avvarrà della misura “Nuova Sabatini Green” per acquisire strumenti a favore della sostenibilità ambientale. Inoltre, il 16% beneficerà degli incentivi per l’innovazione nell’area della ricerca e sviluppo, noti come “secondo sportello”.
Riguardo alla situazione attuale del settore manifatturiero italiano, si osserva un andamento positivo che si configura come una forza trainante per l’economia nazionale. Sette imprenditori su dieci affermano che i loro portafogli ordini sia adeguato, e che hanno raggiunto il fatturato previsto per la fine dell’anno 2023. Anche a livello europeo, il settore manifatturiero assume un ruolo centrale nell’economia complessiva.
Nonostante permanga una relativa staticità, le problematiche derivante dai colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento si stanno gradualmente risolvendo grazie all’adozione di strategie di reshoring, ovvero la rilocalizzazione di attività produttive in Europa. Emerso durante la pandemia da Covid-19, questo approccio è stato adottato da molte aziende italiane, specialmente nel settore automobilistico. La Germania ha giocato un ruolo chiave nel riorganizzare la catena di approvvigionamento e redistribuire il lavoro tra i Paesi vicini, incluso l’Italia.
Se nel 2022 la difficoltà nel reperire materiali era del 20%, nel 2023 si è abbassata all’18%, rappresentando un modesto miglioramento e un segnale di inversione di tendenza. Ciò nonostante, la metà delle imprese riscontra difficoltà nel processo di assunzione di nuove risorse umane, suscitando interrogativi sulla ragione di tale fenomeno.
Il tema della reperibilità dei talenti, subito dopo il caro energia e l’inflazione, rimane uno dei temi più critici. Questo problema è di portata internazionale e sottolinea la necessità di cambiare il concetto tradizionale di fabbrica. La formazione diventa fondamentale per affrontare il problema della disoccupazione.
Oltre ciò anche la sostenibilità è diventata un approccio imprescindibile per le aziende. È necessario impegnarsi per l’ambiente e indirizzare le strategie verso percorsi virtuosi di produzione. Negli ultimi anni, si sono compiuti progressi significativi. Naturalmente, persistono ampi spazi per ulteriori miglioramenti, ma si osserva un aumento della consapevolezza delle sfide legate alla sostenibilità, anche nelle micro, piccole e medie imprese. Si denota un crescente desiderio di aderire agli standard ESG, valutando l’impatto che le decisioni aziendali hanno su queste tematiche. Emerge che dal 2022 al 2023, il numero di imprenditori che hanno investito nell’implementare tecnologie per rendere le produzioni più sostenibili è aumentato del 10%, passando dal 36% al 46%.
Quanto all’introduzione di tecnologie avanzate come la robotica e l’Intelligenza Artificiale (AI), queste sono già parte integrante del panorama industriale italiano. Numerose aziende stanno implementando tecnologie come i cobot e software per monitorare i consumi, eseguire manutenzione predittiva e raccogliere dati utili al marketing. L’Intelligenza Artificiale sta ottenendo consenso, con la maggior parte degli imprenditori che prevede un impatto positivo sul mondo industriale. Le tecnologie prioritarie includono la sicurezza informatica e la robotica collaborativa, in rapida diffusione nel contesto industriale.
La robotica rappresenta un garante di tutela e sicurezza per i lavoratori. I cobot sono impiegati per ottimizzare varie attività, automatizzando processi che vanno dal magazzino alla produzione. L’obiettivo principale è liberare gli operatori da compiti ripetitivi, generando efficienza e migliorando la produttività complessiva. Trovano applicazione soprattutto nel Pick and Place, nell’asservimento di macchine utensili, nella manipolazione di materiale, nel controllo di qualità e in operazioni rischiose come saldature e finiture superficiali. Importante sottolineare che non sostituiscono il lavoro umano, bensì collaborano nell’esecuzione di mansioni impegnative e talvolta pericolose, come nel caso dei robot antropomorfi impiegati nelle fonderie. Si integrano in attività delicate e rischiose, agendo come ausili. L’introduzione dei robot non comporta una diminuzione dei posti di lavoro, ma libera gli operatori da compiti gravosi e potenzialmente pericolosi.
Attraverso l’impiego di tecnologia, digitalizzazione, sostenibilità e il coinvolgimento di giovani talenti, si possono conseguire risultati straordinari. Un settore manifatturiero altamente sviluppato diventa un polo d’attrazione per gli investitori stranieri. L’obiettivo è orientarsi verso una maggior digitalizzazione e sostenibilità per affrontare con successo i mercati europei ed extraeuropei. La chiave di volta consiste nell’investire in continuo sviluppo e formazione.